Il buon samaritano è morto =)

Riflettevo ultimamente come certa gente la porti per mano quando non sa camminare, e quando i piedi funzionano abbastanza bene… Zac, tagliano la corda (quella dell’arrivo) prima di te.

Il buon samaritano è morto gente.

 

Elric

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Where is the love ?

Riflettevo in questi giorni la mia voglia quasi maniacale di amare e di trovare qualcuno che mi ami.

Non nel senso di "scopare"… Nel senso di amare… Sentirsi la metà di qualcosa più grande, sentirsi importante per qualcun’altro e bla bla bla e tutto il resto.

Effettivamente mi rendo conto che… Insomma, uno non deve essere per forza fidanzato. No?

Non è che ora mi sto trovando una scusa, solo che mi sto rendendo conto che non mi è indispensabile.

 

Elric

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Love, love, love…

Io: "Ti amo"

Lei: "Smettila dai"

Ci sono rimasto male, amareggiato.

"Smettila dai". 

Quand’è che uno dice smettila dai? In genere quando uno attacca con qualcosa che ha già annoiato in passato. "Smettila dai".

Sono così noioso? Evidentemente si.

 

Mi chiedo dove sto andando. Voglio dire, dove arriverò.

Dopotutto questi miei sentimenti… Pochi sanno di Lei. Se io dall’oggi al domani decidessi che basta e che non c’è mai stato niente.

Puf, Lei è sparita.

Intendo… Quello che provo… Non c’è. Lo sento, ma sento che il mio sentimento va a disperdersi nel vuoto.

È come accendere un termosifone per riscaldare un deserto di notte.

Quando vedi che il tuo affetto va… non sai dove va. Chi dovrebbe riceverlo non lo ricambia. È amaro, lascia un brutto sapore in bocca e vorresti solo il suo affetto, le sue attenzioni.

Scrivo qui quando sono davvero triste. Non so com’è, non so perchè post come questi non li scrivo più sull’altro mio blog.

Forse sotto sotto sono stanco anche io di me. Sono stanco di non essere ricambiato. Forse sono stanco di Lei. Forse ho voglia di innamorarmi di nuovo. Forse vorre riuscire ad innamorarmi di nuovo.

 

 

UFO, here i am.

Elric

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Sono stato via pe run po’…

Eh si, sono stato via un po’.

Come mai? Non lo so sinceramente. Ho ripreso a scrivere sull’altro blog, quello su cui scrivo con nome e cognome.

Eppure oggi tornando su queste pagine mi e` venuta un po’ di tenerezza. Voglio dire… E` una sorta di orgoglio paterno, tipo. Quindi ho deciso che porterò avanti questo blog, piu` o meno regolarmente, pero` non voglio abbandonarlo. 

Sono cambiate un po’ di cose dall’ultimo post, devo ammetterlo.

Ho trovato un po’ di pace interiore. Voglio dire, sono più tranquillo, meno irrequieto verso il resto del mondo. Quasi non-pessimista (dire quasi ottimista sarebbe troppo, dopotutto).

Ho cambiato un po’ di cose, ho capito un po’ di cose.

E di Lei, vi chiederete? La mia migliore Amica, oggetto di tante parole?

Lei è ancora accanto a me, e non potrebbe essere diversamente dato che mi sento legato a lei in una maniera indescrivibile.

Però ultimamente,  sarà una sua abilità, non mi sto sentendo troppo attaccato a lei, non mi da motivo di essere geloso.

Anche se sotto sotto io so che e` Lei che amo, anche se e` solo un’ "amica".

Detto questo, la mia temporanea tranquillita` mi ha dato anche abbastanza lucidita` per schedulare una tabella dello stato attuale dei miei "impegni a lungo termine" che scadono nel breve termine, e quindi penso che nei prossimi giorni saro` indaffaratissimo con il completare gli stessi.

Bye per ora, non mi sta piu` andando di scrivere =)

 

 

Elric

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Equilibrio fragile & i miei alti e bassi.

Avevo raggiunto una certa tranquillità, quasi un vago ottimismo.

Ieri ho scritto una marea di codice, e funziona pure.

A scuola le cose vanno bene. Sto riuscendo a non farmi (troppi) problemi di ragazze.

E poi arriva una giornata come quella di oggi. 

Una giornata che ti va sentire _davvero_ un coglione. Un demente, un handicappato. Uno da cui nessuno si aspetta niente, uno da cui chi si aspetta qualcosa verrà deluso.

Nel bel mezzo di un’attività di lezione, l’insegnante si alza e mi porge un depliant di un’azienda che fa corsi intensivi di quello che stavamo studiando in quella lezione.

Mi sono sentito un’idiota. Del tipo: "Informati su questi corsi intensivi per dementi, perchè te per come stai messo ora non andrai da nessuna parte e non combinerai un cazzo". È come se mi avesse detto questo.

Non penso che lei l’abbia fatto in cattiva fede, però ci sono rimasto male.

Stasera non riesco neanche a guardare un libro, ad aprire l’editor.

Poi dicono che uno si deprime.

 

Non vedo l’ora che finisca il corso.

Farò l’esame, verrò bocciato e poi non ne voglio più sentir parlare.

 

Notte gente.

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Crack…

Che succede quando senti crack e capisci che non sei da solo?

 

Lo so che sei lì… Se vuoi giocare con me… Vedremo… Prendimi… Fammi vedere cosa sai fare…

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Sempre il solito…

E beh si, io sono un po’ stupido.

Con la mia migliore amica poi, visto che non ne ho più parlato, ci siamo riavvicinati.

E, che mi si creda, per alcuni giorni sembrava tutto così perfetto.

È stato come volare ma mi sono reso conto che non stavo volando… Ero semplicemente in caduta libera.

E stasera sono arrivato con le gengive sul suolo, in pieno sorriso.

Alle volte mi chiedo perchè continuo a starle accanto. A volte so solo che avrei solo voglia di mollare tutto e tutti e di prendere il primo treno disponibile ed andare da Lei. 

Ma… Cosa mai avrà generato tutte queste righe?

Io. Cioè… Siamo amici, e Lei mi ha semplicemente raccontato che domani dribblerà la scuola per andare in giro con alcuni amici.

Ed il che non dovrebbe disturbarmi tanto, se non che mi da fastidio l’idea che ci possa essere il suo ragazzo con Lei.

Le dico sempre di raccontarmi le cose, vorrei esserci nella sua vita. Ma a volte quando mi da questi brevi estratti di vita divento sospettoso, geloso e vorrei non conoscerla, vorrei che non avere alcun rapporto con Lei e vorrei poter essere davvero insensibile a cose del genere.

 

Perchè continuo ad affezionarmi così a Lei ?

Elric, sad Elric…

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Quando non sai che dire… #1

Ogni tanto capitano quelle cose che ti lasciano così, senza parole.

E non sai che dire.

Sarò breve, qualche giorno addietro una persona a cui voglio molto bene mi ha detto che una persona a lei molto cara ha una brutta malattia, e che le rimane un mese di vita.

E io sono rimasto un po’ shockato. Non mi aspettavo una cosa del genere.

Non troppo tempo fa ho saputo anche che una persona che conoscevo anche io, non molto più giovane di me, ha la stessa malattia.

Oggi ci sei, e domani chissà.

Ogni tanto mi va il pensiero a quante cose brutte ci sono a questo mondo. A volte penso che non abbia molto senso vivere, già che un giorno… beh, ce ne dovremo andare tutti e che il rischio di andarsene anche prima del tempo è alto.

Quest’anno, tra il 27 e il 29 marzo, io *voglio* comprare un’uovo dell’AIL.

Facciamolo in tanti.

Elric

 

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Git o qualcos’altro ?

In questi giorni ho approfondito molto Git ed ho cominciato a comprendere realmente cosa vuol dire usare un VCS.

Sebbene nei miei progetti io non abbia ancora avuto la necessità di creare e mergere dei branch (anche se ho capito come funzionano e quali sono i concetti che ci stanno dietro).

Solo che in questo periodo mi chiedevo se fosse sensato per me usare Git, che è un VCS distribuito oppure se avessi dovuto documentarmi su qualcosa come Subversion o CVS.

Dopotutto io devo solo tener traccia dei miei sorgenti, quello che mi interessava e che potessi avere una copia remota in modo da poter uploadare i miei sorgenti altrove per

  •  Averne un backup
  • Poterli pubblicare senza troppi problemi (se, per esempio, ho spazio web sulla macchina che ospita il repository)

Ma appunto, in genere ci devo lavorare solo io o al massimo qualcun’altro. E tutti i VCS vanno bene per far lavorare altra gente sui propri sorgenti.

Prima di stasera stavo per rivolgermi a qualcos’altro, pensando che Git non fosse quello che mi serviva.

Il punto era: distribuito? Mi va bene qualcosa di normale.

Stasera però, guardando il talk tenuto da Linus Torvalds presso uno degli uffici di Google tutto mi sta sembrando chiaro.

[Per la cronaca il talk (in inglese, figata, Torvalds è divertentissimo) è reperibile a http://www.youtube.com/watch?v=4XpnKHJAok8#, ma penso che ora lo scarico]

Più che altro perchè ora sto capendo qual’è la differenza tra distribuito e centralizzato.

Sembrerà una cosa ovvia e stupida, ma voglio spiegarla.

Perchè, per esempio, io avevo usato in passato CVS per tornare indietro ad una certa versione di un repository, e facendo delle operazioni simili con Git mi era sembrato apparentemente tutto uguale. Apparentemente, appunto.

Perchè apparentemente ?

Quello che non avevo notato era il tempo che CVS impiegava a compiere l’operazione.

Con CVS, SVN e gli altri VCS centralizzati quello che succede è: c’è un server centrale (altrimenti non si chiamerebbero centralizzati) ed ogni volta che fai un commit, o un checkout, ogni volta che torni indietro nella cronologia delle modifiche di un sorgente, ogni volta che crei un branch o che ne fai il merge, ogni volta che fai un’operazione contatti il server (che tiene traccia di tutto) e il tuo client, insieme al server, fanno quello che devono fare.

Che vuol dire? Che le operazioni avvengono tutte via rete, e per lavorare con un VCS centralizzato devi essere collegato ad internet, o comunque alla rete in cui c’è l’host che contiene il server.

Ok??

 

Nei sistemi distribuiti è diverso (e grazie al cazzo, aggiungerà il lettore).

Quando un utente git «clona» (scusate la teminologia git-tiana) un repository, insieme ad esso clona tutto il repository, ovvero: codici sorgente ed altri oggetti, branch principale e tutti gli altri branch, cronologia del branch principale e di tutti gli altri branch, insomma tutto quanto.

Quindi, si può lavorare tranquillamente anche off-line. Si può sfogliare la cronologia, creare branch (che rimarranno solo in locale, se vogliamo), fare il merge dei branch creati, tornare in dietro. Insomma: si può fare tutto quello che si vuole perchè si lavora in locale.

Quando hai finito, semplicemente fai il push, cioè aggiorni la tua copia pubblica, quella a cui gli altri hanno accesso. Da lì poi, gli altri si sincronizzeranno. Quando tu sincronizzi quella copia scarichi le modifiche che hanno fatto gli altri e via dicendo.

C’è da dire inoltre, che ogni repository git è uguale a quello da cui è stato clonato: non c’è un client e un server con importanza diversa: tutte le copie del repository sono uguali. Insomma: c’è uguaglianza tra gli sviluppatori.

 

Anche l’aspetto sicurezza è garantita. Ora sarebbe lunghetta da spiegare, ma comunque rimando al video, è una vera manna di informazioni.

Torvalds mi ha convinto, anche se voglio provare Mercurial.

Perchè ? Beh… Nel video sopra-citato Torvalds ha letteralmente coperto di merda CVS, Subversion e la gente che ha scritto questi tue.

Mentre invece ha parlato abbastanza bene di Mercurial.

C’è da dire che Torvalds è un tipo che ovviamente i VCS li usa pesantemente, per tenere traccia dello sviluppo del kernel.

A quanto ho capito li ha provati un po’ tutti e poi non contento ha scritto il suo.

 

Proprio mentre finisco di scrivere sta finendo il video… Ora lo metto a scaricare.

 

Saluti, 

Elric

 

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Sviluppare con Git via SSH.

Ci ho messo un pochetto a capire come si fa, ed oggi ho fatto davvero tardi (eh, sono le tre e mezza di mattina) ma finalmente ho capito come si crea un repository pubblico con git.

Innanzitutto ci serve un account su un server (un server Unix, ovviamente) dove abbiamo spazio web (quanto basta per gestire il nostro progetto) e accesso via ssh.

L’accesso via ssh è importante in quanto ci servirà per i PUSH, ovvero per aggiungere al mirror l’ultimo codice che abbiamo prodotto.

Qui descriverò una procedura piuttosto pratica che potrebbe non essere perfetta: abbiate pazienza, ho appena capito come si fa e questa paginetta è più per me (per fissare e per ricordami come si fa) che per vi ;-P .

Innanzitutto avviamo un progetto.

Quindi:

     cd ; mkdir mioprogetto

     cd mioprogetto

     git init

     cd ; git –bare clone mioprogetto mioprogetto.git

Adesso facciamo un bel tar della cartella .git e la uppiamo sul server:

     tar -cjvf mioprogetto.git.tbz mioprogettogit

     scp mioprogetto.git.tbz tu@tuoserver/_tuahome/_tua_htmldir/

Adesso ci logghiamo sul server :

     ssh tu@tuoserver

Scompattiamo la cartella

     cd tua_htmldir ; tar -xjvf mioprogetto.git.tbz

Eliminiamo quello che non serve

     rm mioprogetto.git.tbz

Informiamo git che la cartella dev’essere esportabile:

     cd mioprogetto.git

     git –bare update-server-info

 

Adesso effettivamente possiamo clonare il progetto con un semplice:

     git clone http://server/<path>/cartella.git

Purtroppo però il PUSH non è così semplice come il CLONE.

Innanzitutto, sul server dobbiamo editare il file description contenuto nella cartella *.git (che in questi esempi sarebbe mioprogetto.git) e, ma guarda un po’, inserirci una sorta di descrizione. Ad esser sincero, non sono sicuro che ci vada una vera e propria descrizione. Ho solo notato che se quel file viene editato allora il PUSH funziona, altrimenti no. Ma mi sto documentando 😉

Quindi:

     cd mioprogetto.git ; vi description

Secondo passo: dopo aver clonato il progetto, bisogna dire a git di non tentare il push via HTTP ma via SSH. Dobbiamo agire quindi sulla variabile origin della nostra copia locale del repository.

Eliminiamo la vecchia origin :

     git remote rm origin

Impostiamo la nuova:

     git remote add origin ssh://tu@tuohost.xyz/path/alla/cartella.git/

 

E finalmente (perchè se siete tipi come me vi sarete sicuramente rotti le palle) potete fare i PUSH e tutto il resto tranquillamente.

 

Adesso, se avete letto fin qui e fi sta funzionando, abbiate almeno la cortesia di lasciare un commento 😉

 

Saluti,

Elric

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